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MTNZ # 2.1

Castello di Rivoli, 11.11.2002

 

gb: Ciao Enzo, posso farti una domanda?

ec: Certo, con piacere...

gb: Che cosa significa per Enzo Cucchi essere un artista oggi?

ec: Eh...Senti...Questa domanda me l'hanno già fatta cento volte...

Vedi tuu... Scrivi tu quello che vuoi...

gb: Grazie. Ciao.

ec: Sì... ciao...

NAN_GOLDIN. IL GIARDINO DEL DIAVOLO

 

"Secondo una opinione diffusa, il fotografo è per natura un voyeur, l'ultimo invitato alla festa.

Ma io non sono un'intrusa, questa è la mia famiglia, la mia storia" afferma Nan Goldin.

La dichiarazione poetica dell'artista americana che ha esposto al Castello di Rivoli potrebbe apparire paradossale proprio perché le immagini che offre al pubblico sono l'essenza del voyeurismo: riprese di amplessi o comunque di immagini intime, siano esse di coppie di omosessuali piuttosto che di famiglie con bambini.

Ma è grazie a questa originale ricostruzione fotografica del mondo, questa sua galleria personale offerta alla visione pubblica, che Nan Goldin ha cercato di superare il dramma del suicidio della sorella, di cui non aveva se non immagini ufficiali: ha scattato migliaia di fotografie per costruire un particolare album di ricordi a partire da quella che era divenuta la sua nuova famiglia, gli artisti del  Village e la schiera di outsider che qui si raccoglie e con cui ha condiviso le notti e la vita.

Ma non solo drag queen, omossessuali o malati di AIDS nelle sue foto; anche bambini, famiglie e paesaggi, dall'Isola di Stromboli alla tempesta di neve di petali di ciliegio in Giappone alla tempesta di neve della notte di Natale del 2001.

Sono quelle dei paesaggi le uniche foto singole, per quanto parte di una linea narrativa ininterrotta, negli altri casi siamo sempre di fronte a cicli che raccontano delle vere e proprie storie, per quanto composti da immagini che possono vivere singolarmente (e non è secondario leggere le didascalie di ogni fotografia, per scoprire, in una serie di amplessi, titoli come Clemens e Jens. Jens con il piede piegato).

Non a caso la sintesi del lavoro di Nan Goldin si può trovare nei due cicli di diapositive:

sia in The Ballad of Sexual Dependency (1981-1996), settecento diapositive sottolineate da spezzoni di brani musicali che hanno accompagnato il suo percorso, che in Heart Beat (2001), il nuovo ciclo di lavori creato appositamente per la mostra, con una colonna sonora interpretata da Björk.

E' proprio in queste proiezioni che si evidenzia infatti il senso complessivo della sua opera: un insieme di istantanee che scoprono, senza tabù (le sue immagini, ricche di innegabile forza visuale ed emozionale, spesso offrono visioni di scene di vita quotidiana di crudo realismo), le amicizie e gli amori ma anche la solitudine e la fragilità esistenziale.

Le circa trecentocinquanta opere sono state allestite come una moderna quadreria, a comporre su intere pareti le storie di amore, tenerezza, vita e morte, dove corpi spesso nudi o nella vasca da bagno si intrecciano con le candele di Fatima o le immagini della Cripta dei Cappuccini, a sottolineare un interesse anche per gli aspetti di una personale esperienza religiosa: a completare la narrazione il colore cangiante delle pareti, grigio per i paesaggi, giallo per la famiglia, rosso per il sesso, viola per l'AIDS. Il tutto per una delle più belle mostre che si siano viste in questi anni.

Peccato che lei non ci fosse... [g.bai]

 

NAN GOLDIN. IL GIARDINO DEL DIAVOLO

CASTELLO DI RIVOLI

Nan Goldin, Misty and Jimmy Paulette in a taxi, NYC 1991

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